Mitsume ga Tooru

Vinile della colonna sonora del cartone animato.

Parlando di Housuke Sharaku, il protagonista di questo gioco, potremmo dire: questo nano può essere chad o può essere soia. In realtà è un normale studente del liceo, imbranato e puerile, ma se perde la benda che ha in fronte si rivela il suo terzo occhio, retaggio di una dinastia perduta, e Housuke torna in possesso dei suoi poteri paranormali, della sua mistica lancia Condor Rosso e soprattutto della sua infinita stronzaggine. Il sogno di Sharaku è infatti ricostruire la sua stirpe e dominare, se non distruggere, la razza umana.

Dopodiché bellicapelli prende la sua uniforme scolastica e ne fa un improvvisato mantello, e noi non ci capacitiamo di quanto possa essere così figaccione, mentre come al solito parte a cercare guai nei siti archeologici di tutto il mondo. L'unica creatura che lo adora in entrambe le sue modalità è Chiyoko Wato, caparbia compagna di scuola (poteva essere altrimenti?), che poi è la signorina da salvare in questo adattamento per NES del 1992.

Nonostante non sia uno dei personaggi più famosi creati da Osamu Tezuka, il ginnasiale pelatino rispunta fuori spesso e volentieri nelle versioni videoludiche delle opere del fumettaro: qualcuno se lo ricorderà come boss finale del meraviglioso Astro Boy: Omega Factor per Game Boy Advance, mentre il primo software a lui dedicato risale addirittura al 1989 e c'era già al timone la compagnia Natsume, che deve aver iniziato il progetto oggi al nostro esame in contemporanea col varo della serie animata dedicata al triocchiuto, andata in onda mentre l'URSS si disfaceva.

Seguendo la classica ricetta del tema del doppio, Tezuka ha riversato nel carattere del nanerottolo tutte le proprie umiliazioni adolescenziali, assieme alla voglia di rivalsa che per natura ne consegue. E in ciò ha avuto grande successo, perché gli saranno debitori gli autori di 3x3 Occhi e Bastard!!, tanto per citare un paio di manga che in Italia sono popolari tra chi inizia a incanutire. Prima di mettere le mani sul gioco, dedichiamo un momento a commemorare uno dei più grandi fumettisti della storia. Tezuka non era il Disney dei manga, ma il loro Asimov: intensissimo, instancabile, prigioniero vita natural durante di un'ineffabile fascinazione per le possibilità della sua arte d'elezione, al contempo totalmente sincero e totalmente opportunista. Ha vissuto tutta la parabola della cultura popolare del Secondo Dopoguerra dietro le tre scrivanie del mangaka, del caporedattore e del direttore delle animazioni. Ci sta che nessuno superi mai la vastità della sua opera, in estensione o in profondità. E soprattutto Tezuka, alfiere di una cultura sconfitta, non si vergognava dei lati oscuri dell'umanità, irrinunciabile carburante del suo ottimismo.

Però qua stiamo parlando di un normalissimo gioco di piattaforme, per quanto assai ben fatto. Un brutto giorno si presenta un consanguineo di Housuke, a lui identico ma più alto (non che ci voglia molto), che rapisce la sua bella e manda un esercito di mostri all'assalto del soldo di cacio. Il nostro triclope può saltare, sparare raggi dagli occhi (non l'ha mai fatto in vita sua, ma a una simile obiezione risponderebbe fatti i cazzi tuoi), e richiamare la sua alabarda spaziata per usarla anche come trampolino. In pratica un gioco di Megaman ma più corto, meno difficile e più ragionato. 

Prendendo spunto da un altro classico, TwinBee, i talleri elargiti dai nemici saltellano a mezz'aria, e se li si colpisce ripetutamente aumenteranno in taglia e valore. Così ci si reca nei negozi gestiti da Chiyoko (ma come, non era stata rapita? si vede che c'è sempre tempo per un po' di capitalismo...) per recuperare energia, comprare vite e potenziamenti per lo sparo, o acquistare i servigi di una pratica fenice che ci riporterà a terra qualora cadessimo in un baratro. 

Da qualche parte nei livelli c'è nascosto il preistorico Moa, l'uccello coglione grande amico di Housuke, che aspetta che lo colpiate in sequenza per regalarvi un botto di quattrini e sparire a riflettere sui suoi peccati. E non c'è molto altro da dire se non che Natsume, grande esperta del manifatturiero su console, ce la mette tutta per sfornare un gioco sontuoso, breve e adatto a un vasto pubblico. Praticamente tutto ciò che il NES può fare senza particolari annessi è incluso qui, in cinque livelli che proverete e riproverete senza eccessive frustrazioni, grazie ai continue infiniti. 

Per quegli strani casi del destino, ma anche perché lo si gioca volentieri anche senza capire una parola di giapponese, Mitsume ga Tooru è entrato a far parte di molte raccolte pirata, guadagnandosi un pubblico affezionato in paesi che un tempo facevano parte della periferia del videogioco, ovvero la Russia e il Sud America. Né il manga originale, né la serie animata sono mai usciti ufficialmente in Italia (ci sta che la situazione, però, cambi a breve), ma si possono recuperare in lingua inglese sulla Rete. E in fin dei conti, che lezioni può darci lo gnomo Housuke? Per conquistare una donna devi essere dolce e sensibile, ma all'occorrenza poterti trasformare nell'ultimo bastardo esponente di una magica linea di sangue plurimillenaria.


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